mercoledì 3 giugno 2009

La narrazione e l'incendio di cassonetti a Palermo

Dopo la pubblicazione nel nostro blog del manifesto sono d’obbligo alcune precisazioni.
Dominati sostanzialmente da un salutare spirito anarchico, non amiamo le regole, tranne quelle che ci imponiamo noi stessi. Sappiamo bene che per infrangere le regole, ogni tipo di regola, è necessario averne una profonda conoscenza.
Ogni volta che pubblichiamo una storia, quindi, cerchiamo di arrivare al punto, al centro della storia che vogliamo raccontare, seguendo regole improntate alla semplicità.
Per fare un esempio l’ultimo servizio di giornalismo di retroguardia sull’immondizia a Palermo, Incendio cassonetti nel centro storico di Palermo.

Puntare sulla storia, sulla semplicità della storia, sulla onestà soprattutto.
Wolfgang Achtner ha scritto questo pezzo interessante, in cui si discute soprattutto della struttura narrativa del servizio giornalistico, praticamente assente nei servizi dei tg italiani, dove regna sovrano un dilettantistico taglia e cuci, ovvero immagini incollate su speech debitori alla carta stampata.
Nel servizio anglosassone invece si risponde alle cinque w, nell’ordine who (chi), what (cosa), when (quando), where (dove) e why (perché), ma soprattutto il modello di giornalismo CNN prevede un inizio, uno svolgimento e una naturale conclusione, secondo dettami che risalgono alla retorica classica.
Cicerone stesso distingueva cinque momenti importanti della Retorica, funzionali alla costruzione di ogni storia.
1) Inventio, ovvero reperimento degli argomenti da trattare;
2) dispositio, ordine nel quale vogliamo trattare gli argomenti;
3) elocutio, abbellimento del discorso;
4) actio, maniera in cui viene posto il discorso (gestualità, tratti sovrasegmentali della lingua);
5) memoria, tenere bene a mente gli argomenti, quelli propri e quelli dell’avversario (nelle orazioni giudiziarie che stavano tanto a cuore a Cicerone)
Si tratta dell’acrostico IDEAM.

Noi ci vogliamo concentrare soprattutto sulla D di dispositio, ovvero l’ordine in cui si racconta una storia, per fare in modo che possa essere comprensibile a chi l’ascolta (la guarda nel nostro caso). Una storia può iniziare dalla fine, dall’inizio o dal mezzo (in medias res), in qualsiasi modo inizi può essere scomposta sempre in tre momenti: inizio, svolgimento e fine. Exordium, narratio e peroratio. Così sono costruiti i nostri video di Retroguard. Semplicemente.
Inizio, con immagini che introducono l’argomento, nel caso del servizio sopra citato ci sono immagini di cassonetti della spazzatura incendiati.
Narratio, in cui ci sono le interviste che spiegano quelle immagini, a sua volta riconducibili a due modelli, ovvero demostratio (asserzione di una tesi) e refutatio (confutazione della tesi esposta precedentemente). Ma nel nostro caso sembrava abbastanza fare una sola intervista ai pompieri che hanno spento l'incendio e hanno spiegato cosa sta succedendo.
Infine nella peroratio, nella conclusione, le immagini iniziali, poco comprensibili all’inizio, alla luce di quanto visto e ascoltato nella narrazione o svolgimento, si comprendono. I pompieri se ne vanno, l'incendio sedato, tutti vissero felici e contenti. In un mare di immondizia.
Su queste basi si costruisce un discorso intelligibile e chiaro le cui regole però possono essere forzate, fino alla rottura.

Ogni regola è fatta per essere infranta.
È ovvio che questa ricerca della semplicità a ogni costo, la chiarezza espositiva, il volare basso, raccontare storie oneste, non significa essere misoneisti, contrari alla sperimentazione.
Noi pensiamo semplicemente che per violare le regole, bisogna conoscerle bene, averle interiorizzate precedentemente, ed essere pronti a forzarle, ma solamente se necessario, solamente se funzionale a qualcosa. E il qualcosa finale, il what, è sempre la Storia, il documento.

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